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Presentata a Roma la Strategia Nazionale Idrogeno

Passo avanti verso una transizione energetica sostenibile

Il 26 novembre, presso la sede del GSE a Roma, è stata presentata la Strategia Nazionale Idrogeno.

Il documento punta a una transizione graduale adatta alle peculiarità italiane, focalizzandosi su idrogeno verde, ma senza trascurare alternative come l’idrogeno blu e nucleare. L’approccio bilancia produzione interna e import, riconoscendo la mancanza di FER a costi competitivi in Italia e la necessità di incentivi mirati per creare un mercato. Il documento si divide in capitoli dedicati rispettiva a “Domanda”, “Offerta”, “Trasporto e infrastrutture” e “Azioni strategiche, politiche e misure di supporto”, prevedendo tre scenari, “base”, “intermedio” e “alta diffusione”.

Oggi l'Italia consuma 1,5 Mtep di idrogeno l'anno, prevalentemente prodotto da steam reforming del metano (idrogeno grigio), nei settori della raffinazione e della chimica per la produzione di ammoniaca e fertilizzanti.

Fino al 2030 (short-term), la domanda di idrogeno sarà guidata dagli obblighi della RED III europea nei settori industria e trasporti. La priorità sarà l’implementazione dei progetti finanziati dal PNRR, operativi entro il 2026, tramite incentivi per ridurre i costi dell’idrogeno, supporto alla filiera e sviluppo delle Hydrogen Valley. Parallelamente, saranno sviluppate le infrastrutture per il trasporto e la logistica. Secondo la Strategia, e in linea con il Piano nazionale energia e clima, nel 2030 l'Italia arriverà a consumare 1,7 Mtep di idrogeno l'anno, prodotto da elettrolisi (idrogeno verde), con 3 GW di capacità di elettrolisi installata e da steam reforming con cattura della CO2 (idrogeno blu). La Strategia si concentra sullo sviluppo dell’idrogeno verde da rinnovabili, ma include anche idrogeno blu e nucleare, considerati necessari per una transizione economica e flessibile, poiché i costi del verde, attualmente tra 9 e 17 €/kg, rimangono superiori rispetto al blu (3-4 €/kg) e al grigio (2 €/kg).

Dal 2030 al 2040 (medium-term), le politiche di decarbonizzazione e le tecnologie H2-ready favoriranno la creazione di un vero mercato dell’idrogeno. Tra il 2040 e il 2050 (long-term), l’Italia punterà su infrastrutture di trasporto e distribuzione (tra cui il SoutH2 Corridor), consolidando il suo ruolo di hub europeo grazie alle connessioni con il Nord Africa e ai porti dedicati.

Gli scenari al 2050 stimano consumi di idrogeno tra 6,4 e 11,9 milioni di tonnellate annue (6,39 mln ton nello scenario “base”, 9,08 mln ton in quello “intermedio” e 11,93 mln ton in quello “alta diffusione”). Lo scenario “alta diffusione” prevede un consumo che coprirà nel 2050 il 31,3% dei trasporti, il 17,7% dell’industria hard-to-abate e lo 0,7% nel civile. In particolare, l’idrogeno sarà cruciale per settori “hard to abate” come acciaio e trasporto pesante, con una crescita significativa degli e-fuels nei comparti marittimo e aereo.

Gli investimenti previsti variano in base alla quota di produzione nazionale e a quella dell’import. La scelta tra produzione nazionale e import è un tema al centro delle riflessioni: da una parte il SoutH2 Corridor si presenta come un promettente corridoio per l’import a livello europeo e non richiede molti investimenti, ma avrà dei vincoli geopolitici, strategici e in termini di quantità importabili, d’altra parte l’Italia non ha disponibilità di Fer a costi contenuti e risorse economiche per supportare la produzione di idrogeno verde. La Strategia prevede quindi due scenari al 2050: uno scenario con il 70% di produzione interna e 30% import e uno scenario con 80% di import e 20% di produzione. Nello scenario con il 70% di produzione interna, si stimano 8-16 miliardi di euro per 15-30 GW di elettrolizzatori, mentre con l’80% di import la spesa si riduce a 2-5 miliardi per 4-9 GW.

Pubblicato il 26 novembre 2024